Imperia Porto Maurizio – intramontabili
Ci sono delle cose in questo Mondo che sono intramontabili, che diventano immortali. E non è solo perché ci sono appassionati che le coltivano e che le aiutano a sopravvivere, ma anche perché si nutrono di qualcosa di fisico, di naturale, che probabilmente non finirà mai.
Il Vento è uno di questi alimenti, e una Vela è qualcosa di intramontabile.
Quest’anno ho avuto il piacere di trascorrere due splendide giornate a bordo di Emilia, una bellissima barca del 1930 che, insieme a molte altre, ha caratterizzato una riuscitissima edizione delle Vele d’Epoca di Imperia. Navigare su questo affascinante scafo di legno è stato piacevole e divertente; conoscerne la storia, imparare come è arrivato fino ai giorni nostri, guardarsi in giro e non vedere neanche un pezzetto di plastica, guardarsi attorno e trovarsi in mezzo a tante altre barche dallo stesso profumo, stili diversi per epoche diverse, ma tutte colme di storie da raccontare, non solo mi ha riportato indietro nel tempo, ma mi ridato la possibilità di godere un po’ del panorama, della nostra costa imperiese, dei colori del mare e della terra.
 Non che navighi così di rado, ma mi sono accorto che vado sempre un po’ di fretta, e quel panorama che so di conoscere a memoria e che spesso guardo distrattamente, in realtà è sempre mozzafiato.
E così, veleggiando più o meno lentamente in questo soleggiato fine settimana di vela imperiese, tra Cervo e gli Aregai, un occhio alle vele da regolare, un occhio alle barche in regata, un occhio al vento, un bicchiere di vermentino con i compagni di equipaggio, e due occhi alla costa che ti passa sullo sfondo.
La Rabina e la Galeazza così vicine che si vede il fondo del mare sotto la chiglia, acqua così limpida che lo fa sembrare così vicino da far aggrottare la fronte al timoniere, preoccupato:
<toccheremo mica il fondo?>.
Mi è bastato ricordare i mille bagni da ragazzino o le mille boe a cui abbiamo dato fondo per le regate negli ultimi trent’anni, per far svanire quella preoccupazione e convincere tutti a spingersi ancora pochi metri verso riva, tra gli sguardi sorpresi, divertiti ed affascinati di surfisti e bagnanti che si godevano quel passaggio dalla spiaggia.
Capo Berta con la sua interminabile Incompiuta che gli fa da cintura, nel tentativo di tenere la terra stretta al promontorio, per non farla franare sostenuta dalle radici aride di capperi e pini marittimi; scogli che fendono l’acqua sporgendosi per pochi metri, a far la guardia a sottili spiagge di sassi.
 Cervo che dall’alto controlla il golfo, case che si arrampicano sulla collina attorno al campanile, è una macchia di colore e si gode lo spettacolo di 80 signore del mare che tagliano la linea d’arrivo spinte dal fresco vento di Ponente.
Ho sfilato davanti al Porto di Oneglia, capolavoro marinaro di case antiche a picco sulle banchine che contrasta con l’indole industriale, tradizione della città della Pasta e dell’Olio, e mi sono lasciato trasportare fino sotto al Parasio, per uno sguardo alle Logge e a tutte quelle case messe in un disordine così ordinato di finestre sul mare da sembrare fatto apposta.
E mentre la Foce e il Prino si stagliano sullo sfondo del mare blu con le case di tutti i colori, per poi scemare lentamente, dopo un’antica torre di pietra, in un lungo tratto di costa scogliosa, due lunghi serpenti disegnano il confine tra il mare e la terra dei fiori: l’Aurelia, strada calpestata da legioni romane e densa di storia e la ex-ferrovia, forse la più lenta del mondo, ma dal panorama mozzafiato, che ora si può godere pedalando lungo una bella pista ciclabile.
E dopo la navigazione, ad ormeggio fatto, mi addentro a Borgo Marina, dal volto nuovo, o meglio, riscoperto: quel volto di decine e decine di anni fa, quando era il fulcro di estati divertenti, quando la sera la folla si assiepava sul muretto “del Sailor’s†o a mezzogiorno dal chiosco di Peppino per un panino al pomodoro…
… in queste sere di Vele d’Epoca qualcosa è tornato, non solo il fascino della Vela di cento anni fa, ma la vita di un borgo, colorato, musicale, popolato e, soprattutto, chiuso al traffico.
Una bella festa, da raccontare a chi non c’era!
 E le mie scarpe? Su una barca di legno rigorosamente scalzo! ma sulla banchina ….
Imperia Porto Maurizio – intramontabili
Liguria – Imperia
Testi di: luigi (gico) rognoni
p.s.: l’autore delle fotografie si scusa con l’autore dei testi, non era sulla banchina quel giorno per fotografare le sue “famose” scarpe…
ma sei sicura di non avermele fotografate? ero sicuro di sì, è per questo che ho chiuso così! 🙂
Te le ho fotografate, ma ai piedi…!!