Pieve di Teco – silenziosamente

Pieve di Teco – silenziosamente

Ero andata a Pieve di Teco una mattina,
per il suo Duomo,
ma a me le chiese “importanti” non mi interessano particolarmente,
sono troppo tronfie, come quelli che girano con il porsche,
sembra sempre che si aspettino di essere notate,
così io per principio le ignoro,
a me piacciono le piccole cose.



Quindi mi son trovata a vagare senza una meta precisa per il paese, il paese più tranquillo del mondo, direi.
Eggià, perché da quando hanno aperto la nuova galleria della statale 28, tutto il traffico è stato deviato, e ora Pieve di Teco vive in una bolla di curato silenzio.
Non si sa se  il paese ne trarrà un vantaggio, per capirlo bisognerà aspettare,  ma intanto, insieme al traffico, è sparito il rumore.
Nessuno scalpiccio di tacchi sui ciottoli grigi di cui sono lastricate le vie, niente abbaiare distratto di cani dietro ai cancelli. Anche il chiacchiericcio mattutino delle signore agli angoli delle strade pare bisbigliato, in una sorta di non dichiarata forma di rispetto per l’incantesimo di questa pace.


Poco più giù invece, nel centro storico, lungo i portici in stile gotico, tutto è uguale a sempre, i negozianti continuano ad esporre i prodotti in una sorta di mercato stabile, proprio come facevano i loro predecessori artigiani fin dall’inizio del secolo scorso. Farine strane o scarpe non importa, qui si trova un po’ di tutto, basta saper cercare. E se invece l’oggetto dei vostri desideri proprio non ci fosse, potete sempre decidere di tornare per l’ultima domenica del mese quando qui si tiene il mercatino dell’usato e dell’antiquariato!


Pieve di Teco è un paese antico, che  ha subito alterne dominazioni. A causa della sua posizione al confine tra Liguria e Piemonte, divenne fin dal 1400 da terra di conquista tra la repubblica di Genova e il ducato Savoia. Sanguinosi conflitti videro l’alternarsi dei due regni, e terminarono solo nel 1861 con l’annessione di Pieve di Teco ad una giovanissima Italia.



Diciamo per caso, mi ritrovo davanti al panificio “900” della signora Cristina, l’ora è quella classica della merenda, quindi che si fa? Ma si entra immediatamente a comprare i biscottini di pasta frolla.
Parlo un po’ con la proprietaria e scopro che è suo nonno ad aver aperto nel 1953, per l’esattezza il 25 di novembre.  Me lo racconta con orgoglio e una punta di stanchezza, perché il lavoro le piace ma è molto faticoso, probabilmente i suoi figli non seguiranno la tradizione.
Peccato!



Torno verso la macchina piena di biscotti e soddisfatta della mia gita. Per la strada incontro un gruppo di ragazzini in tuta da ginnastica, stanno correndo, tra gridolini e schiamazzi, lungo l’antica piazza che ora funge da parcheggio, li guardo giocare e improvvisamente realizzo che l’inflessibile e severo silenzio che aveva contraddistinto questa mia passeggiata, si è all’improvviso rotto.
E sono contenta.

Silenziosamente… - Pieve di Teco 
Liguria – Imperia – Lungo la statale 28

Testi e fotografie: paola faravelli

Se ti è piaciuto... condividilo (anche dopo i tuoi amici!)

8 Comments

  1. Ciao! io sono una ragazza pievese! mi volevo complimentare per le foto e per quello che hai scritto! anche se ti devo confessare che Pieve non è così silenziosa!! ihih ciao!:)

    • Ciao Elena! Grazie per i complimenti… lo immagino che non si a così silenziosa come è parsa a me in quel mattino, però mi piaceva pensarla così, fuori dalla strada, dal tempo e dai rumori.

      • … Grazie Paola Faravelli! Sempre bello seguire i tuoi passi, ritrovarsi nei tuoi pensieri, leggere le tue parole e guardare con i tuoi occhi! 🙂

  2. Sono arrivato a questo sito ed alla tua descrizione del silenzio perchè cerco delle foto da mettere ad una mia canzone sulla mia gioventù a Pieve. Negli anni in cui ho vissuto lì, dal 56 al 68 circa, la città si presentava come un paese medioevale circondato da molte frazioni, con una pretura un ospedale un contingente di militari circa 300 (mio padre era sottufficiale) un convento, una piazza bellissima prospicente la scuola media ed elementare che si trasformava in sferisterio per il pallone elastico un campo da calcio un teatro ed un cinema e non ultimo un fascinoso ponte romano ad una arcata sull’Arroscia. Io vivevo in una casa con l’ingresso sotto i portici con soffitti a spicchi su base quadrata e su due piani sopra c’era la cucina da raggiungere con una scalinata ed avevo un terrazzo pensile raggiunta da una vite che si arrampicava dalla strada per oltre 15 metri e porduceva a pergola uva bianca. Ci son ritornato solo un paio di volte e negli anni 80 era evidente il degrado soprattutto nell’ansa del fiume dove mi bagnavo o mi tuffavo da 10 metri in uno slargo al massimo profondo 2 metri pieno di rifiuti… non ci sono più tornato. Il silenzio e la natura mi sono stati maestri per sviluppare una vita interiore ed artistica ora se la strada nuova evita il paese non ci sarà più turismo… publicherò se ti va su FB la canzone… non so quando è in gestazione… non vedo più la squadra di pallone elastico di Pieve…

    • Che bello quello che hai scritto, mi piace di più del mio racconto. Il silenzio è tornato, vai a vedere se è il giusto silenzio, quello che piaceva a te.

  3. Hai composto una poesia per Pieve, bravissima, è stato bello leggerti. Io mi sono trasferita qui quasi 9 anni fai e sono così felice della mia scelta, anche e soprattuto per mia figlia.
    Ma ti consiglio di tornare a visitare la Collegiata perché è vero che è davvero imponente ma è da togliere il fiato.
    Anna

    • Ciao Anna, scusa, ho letto solo ora il tuo commento. Tornerò!

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

tre + diciotto =