Verezzi – il borgo sull’infinito

Verezzi – il borgo sull’infinito

 

Se provate a googolare Verezzi,
scoprirete subito che si tratta di uno dei più bei
borghi d’Italia.
Volete sapere perché?:
case di pietra rosa, carruggi, mulattiere,
ma soprattutto tanto verde e tanto mare,
splendido e incantevole mare.

Per me Verezzi era un paesino sopra Finale dove d’estate mettono in scena le anteprime della stagione teatrale, a cui io ogni anno giuro a me stessa “ci andrò”, ma a cui invece non sono andata mai.
In realtà scopro che trattasi di ben quattro borgate (volete i nomi? Poggio, Piazza, Roccaro, Crosa), sopra Borgio, distribuite lungo il versante lato mare (ovviamente) della collina dell’Orera.


Con Brasco siamo arrivati in quello che per me è il paese principale, verso le due di pomeriggio. La giornata è gelida, il vento siberiano mi taglia la faccia, ma il cielo è azzurro e limpido, vorrei scrivere come non mai, ma da noi in Liguria il cielo è spesso azzurro e limpido….


Dal comodo parcheggio bastano pochi passi per raggiungere piazza San’Agostino, la piazza principale, quella del teatro per intenderci, dove, avvolti nella gelida atmosfera dell’inverno più freddo degli ultimi seicentotredici anni, i pochi ospiti, ammiravano, imbaccuccati come esploratori del polo nord, lo splendido paesaggio naturale. Temerari!

 
Incuriosita mi spingo oltre la piazza, non sarà certo un po’ d’arietta fresca a fermarmi.
Così mi incammino per queste strade di ciottoli rosati, racchiuse da case di pietra quadrate e senza tetto. Non incontro nessuno, solo il silenzio. Poi urla il vento all’improvviso, una raffica più forte delle altre vuol farsi sentire, ora qualche cane abbaia in lontananza. Tutto è immobile, è come se fossi stata catapultata in un improbabile miscuglio tra una poesia di Montale e un film di Sergio Leone… [le viuzze che seguono i ciglioni, discendono tra i ciuffi delle canne e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni…]


E la vista! E sì che dovrei esserci abituata, però è sufficiente un piccolo particolare, una luce un po’ diversa, per modificare completamente la percezione del panorama, e ritrovarsi ancora una volta deliziosamente persi in quell’infinito orizzonte, dove il cielo scivola nel mare portandosi dietro il sole, le nuvole e i nostri più intensi pensieri.

Me ne vado, è la solita storia, mi tocca sempre ripartire, ma a casa devo pur tornare. Abbandono questo posto magico, sospeso tra l’infinito del mare e quello del cielo, guardo una signora che fa jogging, ci sono zero gradi, la passione è passione, mi volto ancora un volta, abbasso il finestrino per un’ultima fotografia, e sarà solo un’illusione come tante, o il rumore del vento tra le canne, ma sento come una musica in lontantanza, violini, un’orchestra forse… shon shon, shon shon, shon shon…


Verezzi – Liguria

Il borgo sull’infinito

testi e fotografie di: paola faravelli

*la colonna sonora di questo articolo è del maestro Ennio Morricone (il titolo esatto del pezzo è sean sean, ma se lo penso per me è shon shon), mentre la citazione è tratta dalla poesia I Limoni del premio nobel Eugenio Montale 

 

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