Finalborgo – Lupo ululà , castello… ululì?!
Avevate mai notato che alcune cose si vedono nitidamente da lontano, mentre via via che ci si avvicina, misteriosamente cambiano in consistenza e forma?!
Allora, oggi vi voglio raccontare di quando sono andata alla scoperta del Castel Gavone di Finalborgo.
Un castello in coppa alla collina, che dall’uscita dell’autostrada sembrava di poter toccare allungando appena un po’ la mano,
e invece no…!
Finalborgo è un villaggio medievale da visitare assolutamente, negozietti carini, ristoranti sfiziosi, palazzi storici, chiese e castelli!  Due addirittura: Castel Gavone (o Govone) e il più recente Castel San Giovanni.
La storia dei castelli è legata a lotte per la supremazia, in particolare il Castel Gavone venne edificato dai marchesi Del Carretto e distrutto in gran parte nel 1713 dai Genovesi (loro acerrimi  nemici). Ciò nonostante la skyline delle colline sopra Finalborgo decisamente si distingue grazie a questa fortezza, che come tutti i castelli, risveglia il nostro immaginario, riportandoci immediatamente ai tempi delle dame e dei cavalieri.
La prima volta in cui ho cercato di raggiungere il Castel Gavone era febbraio, mi sono inerpicata per la pietrosa via alle spalle del paese. Non avevo idea della distanza da percorrere perché non c’erano cartelli segnalatori. Quindi dopo circa un chilometro, e la sparizione del castello dal mio campo visivo, mi sono arresa e tornata indietro.
Ma una vera blogger non demorde, così ad aprile sono tornata sul luogo della precedente disfatta, accompagnata dalla mia amica Simo e non prima di aver sapientemente verificato con google maps la lunghezza della salita: 1,5 km circa.
Ripercorriamo la strada in pietra (la mia amica aveva gli stivali, li sconsiglio. Io avevo le scarpe da ginnastica, sconsiglio anche quelle) e dopo i soliti mille metri circa incontriamo un primo bivio… questo non era previsto.
Poco più in là una coppia di ragazzi: “Scusateeeeee, ma per il castello?!”. Loro si guardano fanno spallucce e scuotono la testa “Non lo sappiamo, proviamo di qui”.
Quindi che si fa? Si prova anche noi…
Sali sali, ed ecco che incontriamo una borgata, con una bellissima chiesa romanica, e un agriturismo con ottimi piatti di cucina locale. Meraviglia… del castello però, nessuna traccia!
Eppure sembrava lì.
Ma noi non siamo tipe da scoraggiarci per così poco. Quindi scoviamo un sentiero che si inerpica tra gli alberi ed entusiaste ci buttiamo, la direzione è quella giusta, lo troveremo di certo.
E invece no!
Anzi, avete presente quel senso di smarrimento misto irritazione nel sentirsi così vicini alla meta e contemporaneamente così lontani?! Torniamo sui nostri passi. Un’altra volta nella borgata.
“Scusiiii, signoreeee, lei è di qui?!”
“Sì”
“Per il castello?”Â
“Mmmmmmm, potete provare a scendere per questa strada, poi sulla sinistra c’è una salita, ma credo che dopo qualche metro si interrompa, stanno facendo dei lavori, credo”
“Come chiusa!?”
Ringraziamo e iniziamo la strada che ci ha indicato l’autoctono pessimista, ma dopo centro metri capiamo che non si trattava di pessimismo bensì di realismo, poiché la via d’accesso al castello è veramente chiusa, e il castello nemmeno si vede!!!!!
Ci ributtiamo sul sentiero che ci aveva portate fino a qui, in lontananza i due ragazzi ci fanno cenno che non hanno trovato niente, noi assentiamo con il capo e salutiamo.
Ma non penserete mica che ci si sia arrese!
Camminando con lo sguardo rivolto verso l’alto per cercare di capire dove cavolo si potesse trovare una deviazione, incrociamo una donna con tre bambini dai cinque ai dieci anni.
“Scusi signora, per il castello?”
“Provate di qua” ci risponde il più grande dei figli indicando lo stesso bivio di prima, ma consigliandoci l’altra via.
“Grazie” salutiamo, ma lui non aveva ancora finito il suo discorso.
“E’ bellissimo, ci fanno anche delle manifestazioni, io ci sono venuto una volta, d’estate… E’ vero mamma? E’ vero?”
Alla faccia dell’entusiasmo, ma si sa, i castelli piacciono!
Salutiamo la famiglia, e sempre più motivate riprendiamo la nostra ricerca, dobbiamo assolutamente raggiungere il maniero, a questo punto è una questione di principio!
“Eccoloooo…”
“Dove?”
“LÃ “
Finalmente la nota sagoma è tornata nel nostro campo visivo. Allora sarà la strada giusta…
Sì, la strada era quella giusta, ma una volta davanti al nostro castello ci accorgiamo che il sito è un cantiere e di entrare non se ne parla (sigh…).
Che sia colpa di una maledizione sferrata dai genovesi contro gli odiosissimi nemici Del Carretto nel milleseicentodiciassette circa?!? Non so, comunque, nonostante la mancanza di indicazioni e un’orribile maledizione, siamo riuscite a raggiungere la nostra meta, che poi è ciò che conta.
Tra una chiacchiera e l’altra si torna, in discesa gli stivali e le scarpe da ginnastica fanno il loro dovere e riusciamo a non scivolare a valle!
Certo che da lontano sembrava più vicino (ossimoro?), però è stato bello passeggiare per le vie di questo borgo da cartolina, sui ciottolati di una strada medievale, tra agriturismi e cripte romaniche, alla ricerca del castello che c’è, ma non si vede. L’unica cosa che mi dispiace è non aver assaggiato la farinata nell’agriturismo.
Beh che volete che vi dica, a questo punto ci toccherà  tornare… dura la vita in Liguria!
Finalborgo – Lupo ululà , castello… ululì?!
Finalborgo – (SV) – Liguria
testi e fotografie: paola faravelli